Val la pena riportare quanto ha scritto Paolo Togni su «Tempi» (ripreso dall’agenzia SviPop il 10 ottobre 2008) a proposito di Al Gore, premiato col Nobel e pure con l’Oscar nello stesso 2008: «Non sarà però inutile ricordare che nel recente, clamoroso fallimento della Lehman Bros, la sua corresponsabilità è evidente come un cerchio giallo su un elefante; infatti è stato il nostro premio Nobel che ha convinto la banca d’affari ad effettuare poderosi investimenti nel commercio dei crediti di carbonio. Il che è avvenuto sulla base di uno studio previsionale, pubblicato in due parti, a febbraio e settembre 2007, col titolo The business of climate ch’ange; il documento estendeva fino ai cento anni a venire la previsione di grandi affari da realizzare sul mercato derivato da Kyoto. Lo studio è molto piaciuto ai soliti conformisti, e vari governi lo hanno assunto tra i materiali per le decisioni future (“Lo dice pure la Lehman!â€); facendo una scommessa sul futuro motivata da una capacità di previsione a cento anni di chi non ha saputo prevedere, a dodici mesi, il proprio fallimento».
Germi
Sul Corriere della Sera del 25 aprile, festa della liberazione, un premio Nobel ci avvisava che esiste qualcosa da cui non ci libereremo mai: i germi. Tanto vale rassegnarsi e imparare a conviverci. Si tratta di Joshua Lederberg, Nobel nel 1958 per i suoi studi sulle mutazioni genetiche nei batteri.Â
Dunque, uno che se ne intende. L’argomento della pagina era la Sars, la strana polmonite che, come tutte le altre da che mondo è mondo, viene dal solito posto (qualcuno dovrà prima o poi calcolare quanto è costato finora al pianeta, almeno in denaro, subire le epidemie influenzali che, cronicamente ogni autunno, ci invadono rispondendo sempre ai nomi di «Shangai», «Hong Kong», «thailandese» eccetera).Â
Il Lederberg, dopo aver irriso quanti annunciavano che le malattie infettive erano ormai debellate (poi venne l’Aids, e poi tornarono vecchie conoscenze: lue, sifilide, tubercolosi…), consigliava di accettare – che non è subire – la convivenza. Ma c’è in particolare una sua frase, riferita alla razza umana, che mi ha colpito: «Noi siamo isolati geneticamente dalle altre specie, ma anche rispetto alla nostra diretta discendenza. Le nuove generazioni devono sempre reimparare tutto da capo».Â
A prescindere dalle intenzioni, mi sa tanto che tutto ciò fa a botte con l’evoluzionismo.
Dunque, uno che se ne intende. L’argomento della pagina era la Sars, la strana polmonite che, come tutte le altre da che mondo è mondo, viene dal solito posto (qualcuno dovrà prima o poi calcolare quanto è costato finora al pianeta, almeno in denaro, subire le epidemie influenzali che, cronicamente ogni autunno, ci invadono rispondendo sempre ai nomi di «Shangai», «Hong Kong», «thailandese» eccetera).Â
Il Lederberg, dopo aver irriso quanti annunciavano che le malattie infettive erano ormai debellate (poi venne l’Aids, e poi tornarono vecchie conoscenze: lue, sifilide, tubercolosi…), consigliava di accettare – che non è subire – la convivenza. Ma c’è in particolare una sua frase, riferita alla razza umana, che mi ha colpito: «Noi siamo isolati geneticamente dalle altre specie, ma anche rispetto alla nostra diretta discendenza. Le nuove generazioni devono sempre reimparare tutto da capo».Â
A prescindere dalle intenzioni, mi sa tanto che tutto ciò fa a botte con l’evoluzionismo.