Riporto alcuni brani dell’intervista al medico belga Philippe Schepens, da sempre membro della Pontificia Accademia per la Vita, apparsa nel maggio 2013 su «Radici cristiane». A domanda «perché questa cultura di morte?» così risponde: «Perché è stata sostenuta dalle società di pensiero potenti e internazionali da più di mezzo secolo, gruppi che operano nell’ombra e di cui si leggono raramente le finalità. Tuttavia succede che alcuni loro capi pubblichino delle “confessioni”». Come «Pierre Simon (1925-2008), ginecologo, ex funzionario del ministero della salute cosiddetta pubblica a Parigi ed ex Gran Maestro della Gran Loggia di Francia». Ancora: «Avendo seguito io stesso, quale esperto medico, diversi casi di gravidanze dopo uno stupro, tra cui quella di una ragazza di 16 anni, mi ha colpito come in realtà queste donne incinte non volessero in alcun caso un aborto, nonostante le pressioni intorno a loro fossero enormi da parte soprattutto di alcuni membri della famiglia. La ragione principale per la quale queste donne si opponevano all’aborto era il rifiuto di uccidere qualcuno che è “comunque il proprio figlio”. Poiché è diabolico uccidere il più innocente dei tre protagonisti di uno stupro, che resta un atto scandaloso». Ancora: «Benché tutti i difensori dell’aborto lo neghino, è evidente che in pratica, come affermava già più di mezzo secolo fa il dottor Alan Guttmacher, fondatore della sezione scientifica dell’”International Planned Parenthood Federation”, “non vi è contraccezione seria senza un aborto come rimedio”. In altre parole l’aborto fa parte della contraccezione nel senso che è indispensabile per compensare i fiaschi di quest’ultima, che sono molto più frequenti di quanto sostengano le aziende che vendono questi ormoni contraccettivi. Inoltre in questo tempo in cui ci martellano con l’ecologia, è strano che gli ormoni steroidei vietati per gli animali siano invece raccomandati alle donne, affinché i partner possano soddisfare i loro appetiti sessuali. Le cosiddette “pillole” sono ormoni steroidei molto simili a quelli che si danno agli animali per poter vendere più carne. Bisognerebbe raccomandare a tutti coloro che prendono questi ormoni di leggere bene il foglio illustrativo che le aziende farmaceutiche sono tenute a mettere nelle confezioni». Ancora: «Ufficialmente ogni medico è libero di rifiutare di praticare l’aborto o l’eutanasia, ma in molti Paesi, e in tutti i Paesi anglosassoni, il servizio sanitario nazionale rifiuta di retribuire i ginecologi che sono contro l’aborto. Inoltre i capi reparto di ginecologia delle università spesso non vogliono ammettere assistenti che siano contro l’aborto. Per il personale infermieristico la situazione è ancora più drammatica, poiché si nega la retribuzione a infermieri e infermiere che, come si dice, “rifiutano alla popolazione di offrire tutte le cure necessarie”, tra cui l’aborto”».