verdi

VERDI

“Com’è che questo piccolo compositore di provincia riesce ad accedere
direttamente alla Scala nel 1839, a soli ventisei anni, con la sua –
addirittura – prima opera, la più brutta, ‘Oberto’, seguita l’anno dopo,
ancora alla Scala (!), da ‘Un giorno di regno’ (ancora peggio)? Che si tratti
di un caso curioso lo dimostra il povero Amilcare Ponchielli, che dopo due
successi a Cremona nel 1856 e 1861 non riusciva ancora a trovare la
strada per nessuno dei teatri importanti del Nord, finendo per scrivere,
sconsolato, di aver sperimentato che, privo di protezioni, non si poteva
giungere allo scopo” (M.Venuti, Studi Cattolici, sett. 2006, cit. in E.Biagini, “Malascienza” p. 365).

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Meteo

Antonio Gaspari, sull’agenzia Zenit del 22 aprile 08, fa sapere dell’uscita di un libro che si presenta intrigante: Fede e Scienza, un incontro proficuo. Origini e sviluppo della metereologia fino agli inizi del ‘900, scritto da Luigi Iafrate e pubblicato dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
L’autore, che è uno specialista, ha pubblicato in precedenza un testo che, fosse uscito prima, mi sarebbe piaciuto utilizzare per il mio Doveroso elogio degli italiani (Bur): Dalla meteorologia antica alle origini italiane della meteorologia moderna. Diavoli d’italiani, hanno inventato proprio tutto! E non solo italiani ma pure preti! E’ un domenicano perugino, Egnazio Danti, a costruire il primo anemoscopio-anemometro (strumento che indica la direzione e misura la velocità del vento) moderno.
Evangelista Torricelli, faentino, inventa nel 1643 il barometro. E’ allievo del monaco Benedetto Castelli, che introduce il pluviometro. Nel 1654 il duca Ferdinando II de’ Medici inaugura il primo servizio meteorologico del mondo con l’ausilio del gesuita Luigi Antinori.
L’elettricità dell’aria è studiata, si sa, dal piissimo Alessando Volta. In contemporanea con lo scolopio Giambattista Beccaria. L’abate Felice Fontana perfeziona il barometro, il canonico Angelo Bellini il termometro, il barnabita Francesco Denza il pluviometro. Il gesuita Angelo Secchi realizza un metereografo, cioè la prima stazione automatica al mondo, meraviglia dell’Esposizione di Parigi del 1867.
Grazie a Denza e Secchi nacque in Italia il primo servizio meteorologico di Stato. Le stazioni di misurazione si trovavano nelle abbazie di Vallombrosa, Camaldoli, Montecassino e Montevergine. Agli inizi del ‘900 i gesuiti organizzarono una rete di osservazione per lo studio dei tifoni, a vantaggio della navigazione in Estremo Oriente.
Questo per la meteorologia. Se vi interessa l’astronomia, andate a vedere il ruolo del clero nel mio Il caso Galileo (Quaderni del Timone).