Come sapete, ci sono fior di scrittori e intellettuali e artisti che si sbattono come possono contro l’attuale governo. Alcuni di loro sono di gran successo anche internazionale, strapremiati e ormai miliardari. Mi sono spesso chiesto: ma chi glielo fa fare? 

Potrebbero godersi i soldi e la fama in pace e tranquillità senza bisogno di attirarsi l’antipatia di tutti quegli elettori che la pensano diversamente. Invece, no. Ho cominciato a darmi una risposta il giorno in cui mi sono trovato al centro di certi problemi, causati dal mio lavoro, che avrebbero potuto mettermi in serie difficoltà sia finanziarie che d’immagine. 

Poiché quel famoso giorno ho raccolto solo qualche pacca sulla spalla, tanti «eh, devi stare attento!», moltissimi «spiacente, il dottore (o il monsignore) è fuori stanza» ed ho pure perso alcuni di quelli che credevo amici, ho compreso l’importanza di una lobby di copertura. Ed ho realizzato che io non ce l’avevo, la lobby di copertura, avendo a suo tempo scelto un’angolazione ideologica (chiamiamola così) «a Dio spiacente e a li nimici sui», come diceva Dante. 

Capisco, dunque, perché, in un mondo in cui nessuno è al sicuro, tutti cerchino di farsi le spalle larghe. «Guai ai soli», dice la Bibbia. Ma il bello è che gli unici ad applicare questa sentenza sono i non cattolici, perfettamente consapevoli dell’esistenza del Peccato Originale fra gli uomini.

E’ un dogma, questo del Peccato d’Origine, cui invece molti cattolici non credono più. Ammaliati da quello che viene (giustamente) chiamato buonismo, hanno dimenticato (anche perché nessuno li predica più loro) pure i Sette Vizi Capitali, uno dei quali è l’Invidia. Della nocività di quest’ultima sono, al contrario, assolutamente consci gli scrittori e intellettuali e artisti di cui sopra. I quali sanno benissimo che essa cresce proporzionalmente al loro successo. 

Per questo si fanno avveduti e, come dice il Vangelo, cercano di «farsi degli amici», amici potenti. Insomma, quanto più “laici” si gridano e professano, tanto più pensano e si comportano evangelicamente, laddove i cattolici per «comportamento evangelico» intendono solo «porgi l’altra guancia» (ma non la propria, naturalmente). Io, da kattolico, ho toccato con mano quest’altra massima scritturale: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo». Anche (talvolta specialmente) se quest’uomo è un cattolico. 

Da tempo ormai tengo appesa davanti agli occhi, quasi filatterio, quest’altra: «Il nostro aiuto è nel nome del Signore». Se al posto di «nostro» mettete «mio» e aggiungete «unico» avrete perfetta contezza dell’unica cosa che, da tempo ormai, mi regge in piedi.