Spero proprio che la grazia a Sofri la diano; così, una buona volta, finisce il periodico tormentone. Non mi interessa, qui, prendere posizione né pormi quelle domande che, pure, saltano alla mente. Per esempio: si può graziare chi, la grazia, non la chiede? 

O bisogna fare una legge apposta? Domanda numero due: quanti sono i detenuti per lo stesso reato che avrebbero analogo diritto? Potrei continuare con le domande-esempio e i dubbi giuridici ma non è questa la sede. Qui voglio, invece, fare appello alla vostra memoria, cari lettori, perché la mia, invecchiando, comincia a perdere colpi. Mi par di ricordare che, negli «anni caldi», fossero i socialisti, più che i comunisti, a provar simpatia per gli estremisti di sinistra. 

E’ noto che i comunisti, fedeli ai loro vecchi princìpi risalenti alla guerra di Spagna, non amassero venir scavalcati a sinistra. Vitale per i socialisti era, invece, impedire il cosiddetto «compromesso storico», quell’abbraccio tra democristiani e comunisti che li avrebbe stritolati. 

Da qui, anche, le «aperture» all’allora Msi, che cominciò allora la sua lunga marcia verso lo «sdoganamento». Scandalo suscitò, ricordo, l’incontro tra un ministro socialista e un famoso latitante “rosso” in Francia. Poi, con Tangentopoli, i socialisti ebbero la loro diaspora politica e partitica. Forse, l’insistenza sul caso Sofri vuol essere un dispetto postumo? 

O è davvero (bisogna essere aperti a ogni ipotesi) una manifestazione di buon cuore? Scusate se, una volta tanto, ho prodotto un Antidoto «politico», ma l’accalorarsi di alcuni sul caso e la tiepidezza di altri mi hanno risolleticato tentazioni dietrologiche da ex sessantottino (ahimè, mai abbastanza pentito). Detto questo, ecco: ma sì, fuori Sofri. E leviamoci il pensiero.