Così scrive Valerio Riva (del direttivo della Biennale veneziana) l’1 agosto u.s. su «Il Giornale» (varrà la pena di tenerlo presente a futura memoria): «Il mio sospetto è che tutto sia già stato predisposto perché il Leone d’oro vada al film di Paolo Benvenuti Segreti di Stato, la cui tesi, costruita su supposizioni cervellotiche e non dimostrate, è che la strage dei contadini siciliani sia stata ordita dalla solita Cia, che allora si chiamava Oss. Insomma, un film politically correct perché antiamericano». 

Per chi non lo sapesse, il regista pisano ha presentato in concorso un film (realizzato col contributo statale, presumo) sulla famosa strage di Portella delle Ginestre, un comizio comunista mitragliato e falcidiato dagli uomini del bandito Salvatore Giuliano. Benvenuti ha al suo attivo pochi film, finora, e tutti di argomento più o meno religioso (ma visti rigorosamente “da sinistra” e molto adatti al circuito dei cineforum): Il bacio di Giuda, Confortorio, Gostanza da Libbiano (gli ultimi due parlano di Inquisizione). 

«E cosa mi autorizza ad essere sospettoso?», continua Valerio Riva. «Il fatto che anche quest’anno le copie del film di Benvenuti siano già pronte». Già: «esattamente come l’anno scorso avvenne per Magdalene». 

Riva si riferisce al vincitore dell’anno passato, il film irlandese che descriveva come sadiche aguzzine le suore di un collegio-riformatorio femminile cattolico. 

Sempre Valerio Riva fu l’unico a stupirsi (e a esternarlo sulla stampa) che le copie di quel film fossero disponibili e tradotte in italiano ben prima dell’assegnazione del premio. Infatti, poterono andare nelle sale all’indomani stesso della premiazione (laddove per gli altri film di solito ci vogliono settimane o mesi). Stavolta Riva ha messo le mani avanti. Vedremo se è buon profeta.