«La Chiesa Cattolica è soltanto per i santi e i peccatori. Per le persone rispettabili va benissimo quella anglicana». Chi poteva averlo detto se non lui, Oscar Wilde? Battezzato in segreto, apologeta di Pio IX, gran lettore di Dante e sant’Agostino, filantropo, pellegrino, amico dei gesuiti: tutto questo era Wilde. Che, sì, era di condotta scandalosa (e la pagò cara) ma anche uomo eccezionalmente buono e caritatevole. Quando vedeva dei mendicanti – e nella Londra vittoriana ce n’erano in numero altissimo – non mancava di dar loro l’elemosina; la sua attenzione al prossimo si manifestò anche in occasione di un’inondazione che aveva colpito particolarmente il borgo londinese di Lambeth: insieme a un amico si recò sul posto per cercare di aiutare le persone in difficoltà, riuscendo anche a far divertire col suo buonumore una vecchia signora costretta a letto. Il Wilde sfrontato e beffardo era un uomo dalla grande sensibilità verso il dolore, verso chi era sofferente, finché lui stesso non piombò negli abissi cupi del dolore, dell’umiliazione, dell’abbandono. Un abisso dove ritrovò definitivamente Dio. Questo e (molto) altro troverete nel libro di Paolo Gulisano Il ritratto di Oscar Wilde (ed. Ancora). Humour all’inglese: quasi tutti i maggior letterati della storia britannica erano cattolici.