Città rossa da sempre (per l’esattezza: dalla caduta del fascismo, perché era un feudo di Ciano), Livorno è oggi mediaticamente nota per il suo «Vernacoliere», foglio sboccato il cui turpiloquio è, ovviamente, tutto contro la destra. La città venne fondata dal granduca Cosimo II nel XVI secolo con un «editto di popolamento». Cioè, chi aveva pendenze con la legge trovava condono se vi si trasferiva. Da qui una tradizione piuttosto eterodossa: a Livorno si ebbe la più cospicua comunità ebraica d’Italia dopo quella di Roma; livornese era Filippo Buonarroti, discepolo di Babeuf e gran cospiratore ottocentesco; a Livorno fu fondato il partito comunista italiano… Ma guai a toccare ai livornesi la Madonna di Montenero, protettrice della Toscana, il cui santuario si trova proprio lì. Tant’è che, quando i napoleonici osarono sparare all’Immagine, l’intera città insorse in armi contro il blasfemo invasore. Dunque, fa proprio impressione la notizia data dal quotidiano «La Nazione» il 14 giugno. Il giorno prima, pellegrini da tutta la Toscana erano in processione verso il santuario e recitavano il rosario quando sono stati fatto oggetto di insulti e bestemmie da parte di un gruppo della cosiddetta «sinistra antagonista». Specialmente le pellegrine giovani sono state prese di mira e la cosa sarebbe di certo degenerata se non fosse intervenuta la polizia. Cori, slogan urlati, bestemmie. A Montenero. Benvenuti nel Terzo Millennio.