Il presidente della Fondazione Jérôme Lejeune, Jean-Marie Le Méné, intervistato da Zenit.org il 22 gennaio 2012, ha fatto il punto sulla legge francese di bioetica del giugno 2011: «Al contrario di quello che si pensa, la legge di bioetica di giugno 2011 accentua le offese alla vita, principalmente in due punti. (…) Per la prima volta, la legge obbliga tutti i medici a dare a tutte le donne incinte informazione sull’analisi prenatale della trisomia 21 (che provoca la sindrome di Down, ndr), permettendo di abortire ad ogni momento. Prima della legge del 2011, i medici lo facevano già, con la conseguenza che sono stati abortiti il 96% dei bambini trisomici. Nel corso dei dibattiti, un parlamentare ha chiesto perché ne rimaneva ancora il 4%… Da allora, abbinare a questa prassi un obbligo legale ci ha fatto passare da un eugenismo di fatto ad un eugenismo di diritto! I medici generalisti – e non solo gli specialisti della nascita – si trovano adesso in prima linea e dovranno rendere conto alla giustizia degli sforzi realizzati per non far più nascere bambini indesiderabili. (…) Questa distruzione totale o parziale di un gruppo, selezionato per il suo genoma, in esecuzione di un piano concertato segna una politica eugenista che non ha nulla a che fare con la medicina. (…) La legge di bioetica si caratterizza anche per il disprezzo aggravato dell’essere umano allo stadio embrionale. Mentre la ricerca sull’embrione umano è vietata, la legge del 2011 ha ampliato notevolmente le deroghe a questo principio. La cannibalizzazione degli embrioni per impossessarsi delle loro cellule staminali è sempre ingiustificabile. Per di più, è “inutilmente immorale”, dato che alcun progresso terapeutico è atteso da questi lavori. L’embrione umano serve oggi ad economizzare l’animale nei laboratori farmaceutici. Anche qui siamo lontani dalla scienza». Commento (mio): gli animalisti, però, saranno contenti.