OMOTRANS

L’Italia va a picco e quelli discutono di omotransfobia. O c’è qualcosa che non sappiamo o, data l’insistenza ossessiva, dobbiamo chiedere all’esorcista. Altra domanda: la seconda ondata di Covid era attesa per ottobre, ma siamo quasi a novembre e ci sono 20° anche al Nord. Eppure è arrivata lo stesso. Gli «esperti» hanno la palla di vetro?

PECORONAVIRUS

Pensierino: l’ospedale-covid costruito in Fiera a Milano coi soldi dei privati, c’era tutto il tempo per replicare la cosa in tutta Italia, oggi non avremmo le rivolte. Invece, a quel prototipo fu dato addosso per motivi partitici. Niente, noi italiani sappiamo fare tante cose, tranne una: sceglierci i capi. I quali, in questo momento, stanno dibattendo di omotransfobia…

19Covid

Al bar scelgo un tavolinetto singolo all’aperto ben distanziato. Mentre bevo il caffè e leggo il giornale, alle mie spalle un fragorosissimo starnuto squarcia il silenzio. Mi volto. E’ un tamarro palestrato, senza mascherina, compulsa il suo telefonino. Mi alzo e me ne vado, augurandogli 19 Covid.

A.I.

Devo mandare un telegramma di condoglianze, faccio il 186, mi risponde A.I. (intelligenza artificiale), seguo le istruzioni, rispondo «sì» o «no» a seconda dei casi. E’ estenuante, ma pazienza. Dopo venti minuti di botta-e-risposta, al momento di dire il numero civico del destinatario, il problema: dico «nessuno» perché il numero civico semplicemente non c’è, è una casa isolata. A.I. va nel pallone e, senza chiedermi il permesso, mi passa di botto l’operatore. Il quale, causa Covid, è «momentaneamente occupato». Dopo altri lunghi minuti desisto. Manderò una prece mentale. Requiem. Arriva prima.

BOBHOPE

«E mentre il Ministro Speranza trova il tempo di scrivere un libro per spiegarci “Perché guariremo” (il titolo del volume) e per illuminarci sulla sanità che verrà, i ristoratori, i baristi, gli artigiani, i piccoli commercianti, i lavoratori autonomi non dormono di notte perché temono di non avere più i soldi per pagare il mutuo, l’affitto, la scuola dei figli e perfino i viveri» (R.Razzante,Lnbq, 22.10.20).

EMOTIVITA’

Se in un film ci mostrano un condannato a morte, con tutti i momenti dell’attesa e poi la fine che fa sulla sedia elettrica, la cosa ci farebbe orrore e saremmo contro la pena capitale. Ma se la stessa storia venisse presentata, prima, con tutte le sequenze e i dettagli della terribile carneficina che il cattivo ha provocato, mostrando solo nel finale la sentenza, allora plaudiremmo a quest’ultima. Si chiama emotività.